martedì 1 maggio 2012

Verso Londra 2012

Naturalmente, negli anni delle Olimpiadi di Tokyo e di Città del Messico non potevo conoscerlo, alludo a Ito Giani (foto) classe 1941, varesino portato sui campi di atletica dai prof. di ginnastica (fra i quali Gianni Bellorini), velocista sopraffino che proprio a Tokyo, a 23 anni, si mise in luce: 10"6 nei 100 in batteria, terzo, una batteria che comprendeva fra gli altri Bob Hayes, vincitore della medaglia d'oro. E proprio negli anni a cavallo fra Tokyo e Messico il mio amico Ito ottenne i risultati migliori: nel '66, 5° agli Europei sui 100, nel '67 oro e due bronzi alle Universiadi; alle Preolimpiche a Città del Messico, 10"4 sui 100 più volte ripetuti, 20"9 nei 200, record italiano della 4x100, 39"2 con Ottolina, Preatoni e Berruti. Poi arriva la sfortuna, cioè infortuni a catena, una partecipazione sottotono a Città del Messico, infine un grave incidente in  moto, qui a S.Ambrogio, a due passi da casa mia: carriera finita. Addio Olimpiadi di Monaco 1972. Fra i vari aneddoti che Ito mi ha raccontato, una cosa mi ha colpito, la rivalità fra velocità e fondisti. I velocisti tendono a sottostimare gli uomini della resistenza, della fatica, quasi a dire: noi abbiamo il talento, a voi basta mettere la buona volontà. Tesi di Ito che è tutta da discutere, che non condivido affatto.

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