domenica 15 aprile 2012

Affacciato al balcone


AFFACCIATO AL BALCONE


Sono tornate. Nonostante i monsoni prealpini e le magagne della Lega, nonostante la crisi economica e le nostre paure, loro volano alte e tornano sempre: le rondini. Le ho viste per la prima volta in questo non proprio esaltante esordio di 2012 alle venti e dieci di giovedì 12 aprile. Mi sono affacciato al balcone della sala un po’ per prendere fiato, un po’ per salutare la sera e per pregare, un po’ perché speravo di ritrovarle. Ho guardato in alto ed eccole, una ventina nella mia fetta di cielo santambrogino, coinvolte nella loro danza mortale: pare che accarezzino l’aria, che la intaglino con i loro voli affilati, in realtà rapiscono insetti. Ne possono mangiare a migliaia in un giorno. Da anni aspetto il loro arrivo, fine marzo o primi di aprile. Non si scappa, segno la data da almeno due decenni. Una rondine non fa primavera, è vero, se guardiamo la pioggia di oggi pare autunno, ma una rondine dice che tutto rinasce: basta avere pazienza. Una rondine dice che se ce l’hanno fatta loro a volare per migliaia di chilometri sopra il mare, che se riescono loro, così minute, a ritrovare il nido ogni anno, anche noi possiamo sperare di volare in un futuro che ci soddisfi. Una rondine dice tante cose: che i genitori possono insegnare a volare ai loro figli, anche se il cielo è nuvolo e minaccia tempesta. Una rondine è bellezza e grazia, è coraggio e desiderio. Una rondine, per volare, non può posare le zampe a terra, deve partire da un filo, da un nido, da un tetto: vuol forse dire che dobbiamo evitare di cadere in basso? La suggestione di questo nero volatile ha affascinato gli antichi e, per fortuna, non lascia indifferenti i moderni. Vuol dire che la natura, posta al nostro servizio, sa ancora coccolarci.

La Provincia di Varese domenica 15 aprile 2012

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