mercoledì 27 aprile 2011

IL RACCONTO DEL MERCOLEDI'

IL CAVALLO

‘A caval donato non si guarda in bocca’

Sono il cavallo Donato. Di nome, di nome, vi prego, non commette anche voi l’errore di tanti, veterinari odontoiatri compresi. Donato perché l’ha deciso mio padre Ippolito (che immaginazione di nome) che venerava suo padre Donato. Donato il nonno, Donato il nipote.

I proverbi sono truffaldini, insidiosi, mendaci e possono far danno, quando si presentano con scritture ambigue.

Basta una D maiuscola o minuscola e cambia tutto. La mia è Maiuscola ma i più non lo vogliono capire.

“Vieni al dunque” direte voi. Qual è, dunque, il motivo delle mie rimostranze?

Un mal di denti, e noi, oltre alla febbre (da cavallo) abbiamo anche grossi denti (da cavallo). I miei sono spesso dolenti. Resisto, costa assai andare dal veterinario. Ma venti giorni fa il dolore s’è fatto assolutamente inconciliabile con la mia quota di pazienza. Sono andato dal veterinario, un certo dottor Casimiro Quagliotti: ditemi, uno che si chiama così non può esser furbo, né tanto meno duttile, elastico mentalmente. Ci si presenta: “Lei è?”

“Donato…e che sono un cavallo mi pare inutile specificarlo.”

“Cavallo Donato?”

Sì…

“Non se ne fa nulla.”

“E perché?”

“Mi dica, con che animo posso guardarle in bocca?”

Perplesso io, eppure me lo immaginavo.

“Vuole che le ripeta il proverbio?”

Non commentai. Mi voltai e scalciai, come si conviene alla mia razza.

Il mal di denti, per fortuna, se n’è andato da sé.

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