lunedì 17 dicembre 2012

Cicale al carbonio 2



                                              due


Beatrice era sola in casa. Lei e il cellulare che non suonava e non grattava messaggi. Muto e immobile. Beatrice era quell’attesa. Come immaginare che avrebbe potuto stare così, solo per un sms? Un sì o un no? L’inizio di una complicità? Perché a Marco, in ogni caso, non avrebbe detto niente. Tanto Marco andava in bicicletta, tutto il giorno, oltre le otto ore di ogni lavoratore. In bici: con le gambe e con la testa. Se non pedalava, parlava e pensava a due ruote.
Stava nascendo un segreto di infedeltà?
‘Suona….suona…’ e le dita si incrociavano in abbracci nervosi. Si alzò, girò per casa col cellulare in mano. Guardò. Nessun segnale, nessuna freccia. Gestiva a fatica un nervosismo che arrivava da centri di emozione a lei sconosciuti. Lui aveva insistito, lei aveva consigliato il luogo, lui ora doveva dare la conferma.
Beatrice era ospite in casa di amici, a Laveno Mombello, sul lago Maggiore. Andò in cucina, dal frigo tirò fuori il cartone del latte, un bicchiere dallo scolapiatti, tre centimetri di latte nel bicchiere, tornò in sala, si sedette, bicchiere nella destra e cellulare nella sinistra. Cercava di giustificare quegli eccessi d’ansia.
Un piccolo sorso per saggiare la temperatura del latte, un altro assaggio, poi tutto d’un fiato quel che restava nel bicchiere. Appoggiò il cellulare su un tavolino con il piano di cristallo, lo fissò ipnotizzata.
Nel silenzio partì come uno scoppio il crepitìo del messaggio. Il cellulare vibrava e girava sopra il cristallo, saltelli radenti e felici. Il piano faceva rimbombare la chiamata. Lo prese, schiacciò, sbagliò la successione dei tasti. Lesse il contenuto: Benissimo. Domani. Ciao.
Si specchiò nel tavolino.
Sorrise.
                                                                                                            2-continua 

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