martedì 3 gennaio 2012

IL RACCONTO DEL MERCOLEDI'


NON SONO AFFARI VOSTRI

Una locanda per camionisti che si regge in piedi, stanca, dentro un accecante pomeriggio estivo, in una località non meglio precisata del nordest italiano, pianura padana, moscerini, zanzare e struggente apatia pomeridiana.
Non è più ora di pranzo, i camionisti hanno mangiato, qualcuno ha ruttato, bevuto, pisciato: quasi tutti hanno ripreso la loro strada. Ne restano solo due ancora al tavolo, mentre la ragazza scopa per terra, dopo aver liberato i tavoli dagli avanzi di cibo e dalla cenere di sigarette che non hanno centrato il contenitore. La ragazza avrà una ventina d’anni, è di una bellezza pura, inadatta a quel locale, stona, pare una modella che per vezzo ha lasciato la passerella, è stata caricata sopra un’auto di lusso e fatta scendere lì, in mezzo alla prateria, con la seguente raccomandazione: “Allora, vuoi fare questa pazzia? E sia…ma riguardati…e attenta a quelle merde di camionisti…’ In realtà la ragazza, che si chiama Mara, ha tutta un’altra storia, che non vi racconto perché ora entra nella locanda-bar un ragazzino che va subito da Mara, perché la bellezza è una calamita e lui un cercatore di gioia che si lascia attrarre verso quella meta sognata.
“Cosa posso darti? “ dice Mara al ragazzo, ad occhio dieci anni, non di più
“Quante caramelle mi dai con dieci lire?”
E lei: “Tu quante ne vuoi?”
Il ragazzo fa i conti, la conta è sottovoce ma Mara capisce che nella conta ci sta anche una ragazzina: “Cinque.”
“Sei fortunato” dice Mara. “Con dieci lire te ne compri cinque, anzi, sei, perché una te la regalo.”
Il ragazzino è come Cristoforo Colombo quando mise piede sulla terra benedetta. “Grazie” dice, e allunga la moneta leggera e argentata. Insieme vanno al banco, lui sceglie le sei caramelle, se ne va correndo, si tuffa nella luce, respira afa, zanzare e il volto di lei, le sue piccole mani che scartano il regalo.
I due camionisti hanno l’occhio addormentato, il ventre gonfio e voglia di dimenticarsi della vita, ma in quello stato di trance alcolica hanno seguito la scena. Quando Mara si avvicina con la ramazza al loro tavolo, il più brutto (ma più intraprendente) dei due le dice: “Guarda che quelle caramelle costano dieci lire l’una.”
Mara sorride: “Non sono affari vostri” e aggiunge “Tirate su le gambe, fatemi scopare qui sotto” e loro obbediscono, ma gli addominali sono un ricordo di gioventù e i piedi penzolano tremanti a pochi centimetri dal pavimento.
Poi anche i due sono costretti da impegni esistenziali a risalire sul loro mezzo, lamiere che scottano dentro il forno di un’estate di provincia.
“Ciao, Mara, qui ci sono i soldi del pranzo… solito, giusto?”
“Solito, solito” fa la ragazza, che si avvicina al tavolo, conta, blocca con parole sorprese i due, ormai sulla porta.
“Ei, un attimo..il resto.”
“Resto?” fa il meno brutto dei due.
“Sì, nemmeno contare sapete più, mi avete lasciato cento lire di troppo. Un attimo…”
“Tieni pure.”
“E perché?”
“Non sono affari tuoi.”
Si apre la porta: entrano polvere, un tafano, due vespe e un raggio di arcobaleno.



Il presente racconto breve è ‘pesantemente’ ispirato alla canzone ‘Here comes that rainbow again’ di Kris Kristofferson

2 commenti:

irene ha detto...

Questo racconto dà il senso della differenza tra vedere e guardare...tra "sentire", nel senso di feel, e assistere senza partecipare....ma cosa ti fa partecipare, cosa ti fa "sentire"?....il cuore...è una cosa che abbiamo tutti, ma molti si dimenticano di accarezzarlo tutti i giorni, di ascoltarlo...
tutti possiamo e guardare e partecipare può sembrare difficile, ma volendo è la nostra natura..."Fatte non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza"....

carlo ha detto...

cara irene, grazie per il tuo intervento....non ho capito bene se il mio raccontino ti è piaciuto o no, ma questo non è importante....