domenica 10 luglio 2011

Nella fossa dei trichechi

NELLA FOSSA DEI TRICHECHI

“Durante la guerra la chiamavamo la fossa dei leoni” racconta il signor Mario, classe 1926. “Tenevano spettacoli tipo dilettanti allo sbaraglio. E lì si andava anche a ballare.” Di che fossa si tratta? Del tanto elogiato teatrino ‘Santuccio’ di via Sacco, rimesso in sesto anni fa e oggi preso in affitto dal Comune di Varese, per una cifra non proprio irrisoria. Fossa perché uno entra in questo cortile interno e non si immagina di trovarsi uno spazio così, infossato, con gradinata, capiente, suggestivo. Un anfiteatro in pieno centro, ottimo per presentazioni di libri, meno per spettacoli musicali, data l’acustica discutibile. Ma non è solo la capacità di accarezzare i suoni che fa scrollare il capo. Ci sono stato di recente, in occasione del concerto della Piedmont Brothers Band, un evento importante per i cultori della musica country-rock. Era presente anche il neo assessore alla cultura Simone Longhini che, forse preavvisato, indossava giacca e cravatta. Io, come molti altri fra il pubblico, avevo un più calorico ricordo del luogo e quindi ero in maglietta: in estate, infatti, data l’ampia vetrata sul soffitto, il ‘Santuccio’ era un sorta di serra dove far maturare alla svelta l’impazienza degli astanti. Giustamente si è posto rimedio, con un impianto di aria condizionata. Regolato non so da chi, probabilmente da un extracee siberiano; Palazzo Estense non c’entra, non essendo il teatrino di sua proprietà. L’altra sera si congelava, tanto da indurmi a definire quel luogo ‘la fossa dei trichechi’. Stando alle parole dell’addetto alla sorveglianza, ben altre lamentele si sono levate al riguardo, e addirittura si sono registrati svenimenti, causa l’escursione termica fra dentro e fuori. Si dirà: i cittadini non sono mai contenti, e i giornalisti ancora meno. ‘Ma quand fa frècc fa frècc!” annotano i varesini d’antan.

La Provincia di Varese domenica 10 luglio 2011

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