SEDICI
Don Marco
accostò a destra. La scarsa luce pubblica si spense. Tenne accese i fari e
scappò fuori dall’auto. Faceva freddo. Era solo. Il buio ruggiva. Capì subito
che era il terremoto, si fece il segno della croce e in quel gesto, anzitutto,
un grazie per essere finito all’aperto, lontano dalle case, rada la
vegetazione, alberi di basso fusto. Vide dietro di lui un’auto che si fermò a
una decina di metri. Uscirono alla svelta, erano più d’uno. Sentiva le loro
urla: “Cristo Santo, ma che cazzo sta succedendo!”
“Fuori,
saltate fuori.”
“Tranquilli….siamo
all’aperto.”
Poi silenzio,
tutti, ad ascoltare quella mostruosa ribellione.
Don Marco si
appoggiò al cofano ancora caldo. Guardò verso i piedi, controllò che una
fenditura della terra non lo inghiottisse. Pensò di andare verso quell’auto,
fece qualche passo, tornò indietro, si mise le mani nei capelli e pensò che
stava durando una vita, che le case sarebbero crollate, che gente sarebbe
morta.
Vide altre
luci, altre auto lontane, ferme, immaginò gente impaurita come lui. Qualcuno si
stava avvicinando. Ormai la terra non tremava più.
“E’ finito..è
finito…cazzo!” urlava qualcuno, nel buio.
“Sta bene?”
disse a don Marco un giovane, avrà avuto trent’anni.
“Sì, e voi?”
“A posto…la
fine del mondo, sembrava la fine del mondo…”
“E’ andata
via la luce” disse don Marco “ma so dove siamo. Voi siete di qua?”
“No.”
“A tre
chilometri c’è un paese, poco avanti c’è la deviazione” disse il prete. “Io
vado là, avranno bisogno di aiuto…sarà crollato tutto.”
“Come si fa a
continuare? La strada? Ci saranno voragini…e non si vede una madonna” disse
l’amico del primo arrivato, giovane anche lui.
Don Marco
pensò se era il caso di andarci a piedi o di rischiare con l’auto. Forse erano
più di tre i chilometri, quattro, cinque, e con quel freddo. Ma ciò che lo
convinse fu il pensiero che i fari della sua auto sarebbero serviti per fare
luce sulla tragedia.
“Io vado”
disse ai due giovani e si mosse per tornare in auto.
“Ma dove va?
Stia qui… se viene un’altra scossa? Non si vede niente. E le strade?”
“Le conosco
bene” disse don Marco. “Qui mi sembrano praticabili.”
“Aspettiamo
che faccia giorno.”
Don Marco non
rispose. Salì e accese il motore. Ripartì adagio, valutando le condizioni
dell’asfalto. Guardò nello specchietto se qualcuno lo seguiva. No, avevano
preferito l’attesa. La deviazione per il paese arrivò presto. Mise la freccia a
destra, per abitudine. La tolse. Non serviva. In quella notte ferita, in
quell’angolo d’Italia nessuno era per strada. Fatta la deviazione avvertì un nuovo
tremore, una nuova scossa, niente rispetto alla prima. Ma ebbe paura. Rallentò.
Guardò la corona del rosario. Diede un’accelerata verso le case.
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