Quando arriva la vigilia di Natale torna, impietoso, quel ricordo. Facevo le medie, quindi siamo negli anni dal 1967 al 1970. Durante le vacanze natalizie andavo a lavorare al Pastificio 'Bolognese'. La padrona, signora Luciana, era amica di mia mamma. Un lavoro anche pesante, a parte quando andavo con il motorino Ciao a fare le consegne e giravo a manetta per le vie della città. Ma quando arrivava la sera di Natale e io lavoravo magari sino alle 22 e passa, tornando a casa nel buio (spero stiate già piangendo) anziché essere avvolto da una nube di gioia, visto la prospettiva, tenevo sotto braccio la malinconia. Perché? A dirla tutta non lo so. Svanita la magia del Natale, con i magici doni in arrivo dal cielo, avvolto dai disagi della preadolescenza, dalle lune storte, dai timori di non essere in grado di vivere la vita futura, dagli amori immaginati che non riuscivo a dichiarare...insomma, un minestrone che rendeva poco appetibile il Natale. Mi addormentavo senza sogni. Eppure al risveglio avrei avuto regali. Ma, probabilmente, non erano quelli che desideravo.
in foto: il mio albero di Natale (particolare)
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