Birkenstock
‘No no no’ ma la paletta s’allungò
verso il centro della carreggiata, insieme al mezzo passo della vigilessa.
Pronta proprio per lui.
‘No no no’ ma fu costretto a mettere
freccia a destra e ad accostare.
‘No, non ora, non qui’ e cominciò a sudare.
“Patente e libretto, grazie” disse la
donna in divisa, accompagnando la richiesta con un debole sorriso. Un ghigno
nascosto.
Cercò il libretto con affanno, non lo
trovò subito, confuso fra altri fogli. Non era un tipo ordinato. Si rallegrò
perché la patente era nel portafoglio. ‘Non è che la patente è scaduta’ pensò,
ma lei fece un cenno d’assenso con il capo. Sapeva dove guardare. Sapeva il
fatto suo. Era una donna precisa, modellata per quella divisa, che le stava
bene.
‘Spera nel meglio ma preparati al
peggio’ pensò e le parve impossibile che fosse già finito tutto, che lo
lasciasse in pace. Infatti non andò così.
La donna della Polizia Municipale
guardò nell’abitacolo e vide le ciabatte. “Può scendere dalla vettura, per
piacere?”
D’un tratto divenne una racchia
insopportabile.
“Saprà che non può guidare in
ciabatte” e già aveva fra le mani il verbale per la contravvenzione. “Avrà
senz’altro un paio di scarpe sostitutive qui in auto.”
Non le aveva, presagì il dramma.
Cercò di tamponare la ferita. “Non sono ciabatte, sono Birkenstock….in pratica
come scarpe.”
Lei si fece severa. Non stava alla
battuta, non le era piaciuta, era una donna scarsamente votata alla pietà. “Se
non ha scarpe, dovrà lasciare qui l’auto. Così non può guidare. Chiami qualcuno
che si possa mettere alla guida. Intanto le faccio il verbale.”
Non avrebbe dovuto essere lì, non
aveva alibi, ne cercò qualcuno ma l’ansia li rendeva improponibili. Si vide
perso. Balbettò: “Mi scusi, ha ragione, sono ciabatte, non dovrei guidare con
le ciabatte, pago la contravvenzione, è giusto, sacrosanto, ha ragione ma mi
lasci guidare. Non abito lontano.”
“Mi sembra una persona che non
difetta di amicizie. Troverà chi verrà a darle una mano. Io non faccio che il
mio dovere. Non insista. Le ciabatte si usano sulla spiaggia” e parve
ammorbidirsi, almeno nei toni.
Ciò gli diede speranza: “E’ che non
dovrei essere qua…” e disegnò un sorrisetto ebete, allusivo, con due occhi che
s’allungavano verso le nuvole per dire che avrebbe dovuto capire, comprendere,
perdonare e agire di conseguenza.
“Vogliamo aggiungere anche il
tentativo di corruzione?”
Era di marmo, una fredda statua
votata al dovere, al rispetto della norma, una carogna che lo stava
demolendo. Con le ultime bracciate, prima
di annegare, tentò anche quella, vuoto d’ogni speranza: “E se il passaggio me
lo dà lei? Se si mette lei alla guida? Lei non porta le Birkenstock e, se
permette, è molto carina” e ancora una volta si fece volgarmente allusivo,
prospettandole gesti riconoscenti.
La vigilessa lo guardò attentamente, quasi
a valutarne anche l’odore, poi disse: “Perché no? Aspetti qua.” Si mosse verso
il collega, che attendeva vicino alla vettura della polizia urbana. Parlarono,
si accordarono, lei tornò, si sedette al posto del passeggero.
“Come? Non guida lei?”
“Su, partiamo. Ormai il danno è
fatto.”
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