venerdì 7 novembre 2008

Umile felicità


Ho letto in una frase di un cosiddetto intellettuale, fra le righe, la simile sentenza: ci sarebbero due tipi di felicità, quella comoda, facile, di chi si accontenta, e l'altra, non si sa bene di che tipo, che dovrebbe sorridere a chi scava, si scervella, in una parola: non si accontenta. Gli intellettuali non amano il 'chi s'accontenta gode'. Per parte mia, credo vi sia un solo tipo di felicità, e chi la incontra se la gusta e se la tiene stretta. La felicità -mix di senso della finitezza e di desiderio di infinito, di buona salute e di qualche buona azione, di silenzio e di musica, di quiete e di voglia di fare - richiede umiltà, l'umità di chi piega il capo, di chi ammette una dipendenza e una congenita imperfezione. Forse per questo i cosiddetti intellettuali non sono quasi mai felici. O almeno questo a me pare. La felicità chiede anche il senso dell'ironia: così ho inserito una vignetta di Gaspare Morgione (fa parte delle due, contenute in AgendaVarese2009), al quale il senso dell'umorismo certo non difetta.

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