Carlo Zanzi
Quel giorno che tremò la
notte
A quanto hanno visto e sentito
tremare
la notte
UNO
Prima di
insaporirsi, la sua giornata iniziò con uno sbadiglio.
Roberta era
nata a marzo, il diciassette. Mancavano pochi giorni al suo compleanno ma il
pensiero della festa non fu in grado di regalarle la forza per uscire dal
letto. Nella malinconia di un risveglio senza voglie, cercò nel recente passato
qualcosa di bello. Che le desse coraggio.
Il giorno
prima era stata con un’amica sulla sommità del Duomo di Milano. Erano sbucate
dalla galleria Vittorio Emanuele; la candida facciata del Duomo le aveva
ricordato le scogliere di Dover.
Milano, a
marzo, può regalare giornate di vento e di cielo terso. Era stata la sua amica
a proporle la salita fra le guglie.
“Ci sei mai
stata là sopra?”
“Da bambina”
aveva risposto Roberta.
“Ci
andiamo?”
“Andiamo.”
“Ci faranno
salire fino alla Madonnina?”
“Non credo.”
Infatti così
in alto non erano arrivate ma si erano alzate abbastanza per poter vedere i
tetti di Milano, i clienti della Rinascente girare fra la merce, i milanesi in
piazza Duomo ridotti a colombi, e i colombi a formiche.
“E’ una
figata” aveva detto Roberta, prolungando lo sguardo sino al Monte Rosa e alle
altre cime innevate, a occidente. E a oriente la Grigna, la Grignetta, il
Resegone, il monte Legnone verso la Valtellina.
Roberta non
conosceva il nome delle vette ma aveva gustato per un attimo il sapore dello
stupore che regala la natura, quando è benigna, resa brillante dal sole e dal
vento freddo di marzo, che si porta via l’inverno rovesciandolo più a nord.
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