domenica 20 novembre 2011

Vorrei andarmene così

In un mio racconto (Settembre) in pratica scrivevo questo: già che bisogna morire, vorrei che capitasse dopo una salita in bici al Campo dei Fiori, sdraiato sulla panchina in pietra della cima del cannoncino.
Oggi preferirei andarmene così:

SE MI DICESSERO

Se mi dicessero, amore, che mi è rimasta un’ora

per fare la valigia, il testamento,

per chiedere perdono, protestare,

per far ciò che non feci, riparare,

mettere tante pezze al mio operare,

risalire la china o volar via,

recuperare tempo all’apatia,

pregare il Padre che mi volle allora,

che seppe sopportarmi e mi reclama,

sai che farei, mio amore?

Tenera amante della vita mia?

Direi: ‘Fammi sedere qui sulle ginocchia,

lascia che dorma il capo sul tuo seno

e ascolta, nel silenzio, i miei Ti amo.’

Soffierebbero fuori come il vento,

a rompicollo, come acqua di cascata,

a saltoni, come cervo innamorato.

Ascolta, amore mio, senza dir nulla.

A mitragliate ti regalo il verbo

che timido e distratto conservai

nel tabernacolo di latta del mio io.

Ascolta, amore mio, dolce dimora,

tocca a me, solo a me, tu non fiatare;

no, fiata a lungo, perché senta

che ancora tu vivrai, dopo quest’ora.

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