SE NE VA CON UN SORRISO
Finalmente era arrivata la pioggia, dopo la sua assenza (a far data dalla metà di agosto), ma per fortuna è tornato anche il sole, dopo cinque giorni d’acqua quasi ininterrotta. E col sole la tipica sorpresa autunnale: la componente vegetale del nostro borgo ha indossato l’abito della festa novembrina. Effetto di mutamento cromatico che si può notare particolarmente se alziamo gli occhi sulle pendici del Campo dei Fiori, o se camminiamo lungo la rizzàda della Madonna del Monte. Ma quest’anno la sorpresa per il ritorno dei colori autunnali è stata meno ‘clamorosa’ di una decina d’anni fa. In quel caso eravamo incappati in monsoni prealpini ancor più insistenti e grigi di quelli che abbiamo appena vissuto. La cappa non se ne andava, mancava l’aria, davvero non se ne poteva più di quella nebbia, di quell’umido nelle ossa, di quelle mitragliate di vento e di gocce sull’asfalto, nelle pozze, sui tetti. Ricordo molto bene la mattina del ritorno del sole: avevamo lasciato i boschi ancora verdi, li abbiamo ritrovati gialli e rossi. La felicità mi aveva persino invogliato a scrivere una poesia in dialetto, che iniziava così ‘Disperaziùn d’un ciel sura Varès/piöö acqua malmustùsa, vilana/e nebia, vent, cuerta grisa e fregia…’ e così si concludeva ‘salti föra a fiadà ‘l bun dul matin/aria lüstra, viscura e..surpresa/ul bosch g’ha indòss ul vestì d’Arlechìn./L’eva verd prima di piogg/incöö, basà dal su, l’è giald e ross.’ E pensare che i bei colori dell’autunno (ad esempio il giallo oro delle foglie dei faggi) annunciano la morte e non la vita. La foglia rinsecchita se ne va con un sorriso.
La Provincia di Varese domenica 13 novembre 2011
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