L’ARTE DELLA LAMENTAZIONE
Facebook sta amplificando ciò che già si sapeva: siamo maestri nell’arte della lamentazione. Faccio parte dei milioni di utenti del ‘giocattolino di Mark’ e noto la tendenza. Quando faceva freddo e pioveva a luglio, gocciolavano dal cielo informatico grandinate di lamenti e di proteste, con relativa promessa: ‘Non oserò mai più lamentarmi, quando farà finalmente caldo!’ Poi, dopo ferragosto, è arrivato l’anticiclone africano, la bollente brezza sahariana, l’afa umidiccia e, finalmente, abbiamo potuto indossare canotta e pantaloni corti. Ma ben pochi hanno mantenuto le promesse, ed ecco nuovi lamenti, puntualmente registrati da facebook con piagnucolosi rimbrotti al Padre Eterno, evocazioni di tempi più lieti, speranze in un futuro piovoso, rinfrescante, bisognoso di maglioni. Si tenga conto che a lamentarsi su facebook non sono certo gli anziani, coloro che più di tutti malsopportano la grande afa di questi giorni; al limite loro avrebbero qualche ragione, ma non usano il social network e si lamentano per altre vie. No, no, qui a prendersela col meteo infame sono i giovani e gli adulti non oltre i sessanta. Si dirà: ma il lamento è la miccia di ogni rivoluzione, è il prologo della rivolta. Chi tutto sopporta con pazienza è ‘vecchio’ e non rinnova. C’è del vero, ma qui parliamo di lamentazioni sterili, inconcludenti, proteste senza proposte costruttive, esternazioni che forse regalano qualche secondo di ‘rinfrescante’ condivisione di una noia, ma non buttano addosso secchiate d’acqua, né rannuvolano il cielo piatto. Dunque? Sopportiamo con pazienza. Anzi, sfruttiamo ogni virgola di questa condizione premonsonica, consapevoli che basteranno un paio di temporali e sarà subito autunno. Arriveranno castagne, foglie secche, policromie e immancabili lamentazioni stagionali.
La Provincia di Varese domenica 28 agosto 2011
in foto: la rinfrescante immagine del nevaio del Monte Leone
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