Ci sono narratori e narratori, naturalmente, ma credo che un buon numero di coloro che scelgono di scrivere romanzi abbiano infine deciso che è meglio descrivere la vita che viverla, che è meglio inventarsene una più godibile che faticare per star dentro a quella che ci è data: così comune, così banale. Questi narratori tengono lo sguardo basso, sul foglio: ma la vita bisogna fissarla negli occhi.
E allora mi ritrovo con Irène, che così scrive in merito agli scrittori:
"Non è che siano cattivi" disse Aline. "E' che non conoscono la vita." (pag 76)
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