Arrivano tristezze che ci dobbiamo assumere. Che non possiamo zittire, soffocare nell'ottimismo. E allora si urla, si piange, si protesta. Ma sono l'eccezione, per fortuna. E certo non ve le auguro all'inizio di questo 2010. Non le auguro a nessuno, mai. Vi auguro piuttosto di saper tagliare le gambe, subito, sul nascere, a tutte le altre tristezze, che sono il novantanovepercento della nostra malinconia. Non culliamole, non lasciamole di sottofondo, non facciamo che ci trascinino in un dolce, inutile vittimismo. Abbandoniamole al loro triste destino, mettiamo una canzone, usciamo di casa, telefoniamo a un amico, tagliamoci una fetta di panettone e beviamo un sorse di elisir del ciclista o di altro.
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