Credo che molti mezzi siano leciti, pur di regalarsi attimi di felicità. Anche inventarsi un dio, se occorre. Ogni attimo di felicità in più è un attimo di tristezza in meno. Si potrebbe allora pensare che anche la droga va bene: regala un surrogato di gioia. La felicità che intendo io, però, deve avere almeno queste quattro caratteristiche:
1) non deve prevedere risvegli drammatici alla realtà
2) non deve portare a dimenticare ma a ringraziare
3) non deve indurre alla sopraffazione ma alla compassione
4) deve regalare gioia a qualcun altro
No, non credo sia vero quello che dicono i cosiddetti intellettuali: che la felicità è banale, frutto di superficialità, di mediocrità. Chi va al fondo delle cose, non può essere felice. Chi non dimentica l'uomo, non può sorridere.
E' vero, il mio sorriso è anche frutto di una dimenticanza: perché non sono un santo. Cioè uno che incontra la sua gioia nella gioia del povero che su di lui fa conto.
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