Svapora il Monviso all'orizzonte, nel quieto tramonto autunnale. E penso alle parole del Cardinale Carlo Maria Martini, pronunciate ieri a Milano, alla presentazione di un suo libro su Paolo VI. Papa che ha speso molte parole sulla morte, scritte -secondo Martini- quando il momento era ancora lontano: perché ne parla troppo bene. Il Cardinale Carlo, giunto -a suo dire- nell'ultima o penultima stanza della sua vita, ha avuto parole tutte negative per la morte come passaggio inevitabile, ha 'tirato le orecchie' a Dio perché, col suo sacrificio sulla Croce, avrebbe potuto risparmiare a noi questo passaggio, il duro calle, come ebbe a scrivere Dante. Ma senza la morte -ha concluso- non potremmo dimostrare sino in fondo la nostra fedeltà a Dio. Martini, ferito dalla malattia, con voce fioca ha mostrato una grande umanità, chiedendo aiuto ai presenti, capaci forse di offrirgli una parola di luce; anche il sommo teologo, di fronte al sommo passaggio, mostra ogni fibra della debolezza che è di ogni uomo. E anche per questo gli vogliamo bene.
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